sabato 4 giugno 2016

Una storia comune di Ivan Gončarov |Recensione|

Fermi tutti!
Il blog ha superato le 10mila visualizzazioni e io me ne sono accorta solo adesso?
OH MISERIACCIA!


Ma bando alle ciance!
Sono qui per parlarvi un libro che...beh...mi ha annoiato.
Cioè non è che non mi sia piaciuto, ma ad un certo punto mi son detta "Ma non finisce più??"
Ma di cosa sto parlando?
Bene.
Ve lo mostro subito.


Una storia comune
Autore: Ivan Gončarov
Editore: Fazi Editore
Pagine: 285
Prezzo: €18,00
Link d'acquisto: Amazon
Una storia comune racconta le vicende di Aleksandr Aduev, un giovane romantico e sognatore che si trasferisce dalla provincia, dove la madre lo ha sempre coccolato, a San Pietroburgo a casa dello zio Pjotr, un pragmatico capitalista sposato con Lizaveta Aleksandrovna, una bellissima donna molto più giovane. Aleksandr crede nell’amore eterno, nell’amicizia indissolubile e soprattutto si reputa un grande poeta. Lo zio, uno dei caratteri più indimenticabili della letteratura di sempre, cerca di orientarlo verso una visione più realistica della vita.
Il romanzo è una vicenda umoristica travolgente, una narrazione serrata intorno allo scontro di due mondi che sembrano in apparenza irriducibili. Il registro di Gončarov è la comicità: un’intelligenza che nasce da Puškin e continua in Gogol’ e negli altri grandi del suo tempo. Gončarov è il maestro di una verità che spesso dimentichiamo: la vita deve continuare a nutrirci con qualcosa di intangibile, qualcosa che soltanto il riso sa conservare nell’assurda idiozia delle nostre azioni. Scritto in prosa e versi e pubblicato nel 1847, è il primo libro di una trilogia (a cui seguono il celebre Oblomov e Il burrone). Dimenticato per oltre un secolo a causa della sua mancanza di impegno politico e sociale, il libro viene oggi riscoperto come un grande capolavoro della letteratura russa dell’Ottocento, al pari dei grandi Tolstoj, Dostoevskij, Leskov e Gogol’.

Forse fra me e i russi non c'è feeling e forse non andiamo d'accordo, ma sta di fatto che questo libro ad un certo punto si è rivelato pesante, faticavo a leggerlo e ogni pagina sembrava durare un'eternità, ma dall'altro canto la storia era interessante e in un certo senso aveva attirato la mia attenzione e dovevo sapere come finiva, non lascio i libri a metà (tranne per Anna Karenina che giace incompiuto sulla libreria da anni) e questo non sarebbe stata l'eccezione, ma credetemi quando vi dico che avrei voluto abbandonarlo a metà.
Non l'ho fatto, però.
Ho continuato.
E sono arrivata alla fine.
Un applauso per me.



Passiamo al libro.
Il suo titolo è Una storia comune, ma credo che sarebbe andato bene anche Una storia di illusioni, perchè è intorno a queste che gira l'intero libro, ma in fondo tutti noi abbiamo delle illusioni e immagino che storie come quella di Aleksandr siamo molto comuni.
Tutto ebbe inizio quanto il giovane Aleksandr decise di lasciare il suo paesino di provincia per andare nella grande Pietroburgo per poter vivere la propria vita fatta di sogni e di speranze, perchè il giovane è un sognatore, uno di quelli che sogna la vita che legge nei libri e l'amore tanto idealizzato dai poeti che ama, ma il cuore di Aleksandr è un cuore puro che non conosce la cattiveria del mondo e la bassezza del genere umano e non sa a cosa sta andando in contro.
Purtroppo per lui i suoi sogni si scontrano con un grande muro chiamato libertà e niente, neanche i sogni più appassionati resistono quanto questa diventa troppo forte.
Ed è proprio quello che succede a quelli del giovane ragazzo.

Vengono distrutti.
Dilaniati.
Non ne resta più niente.

Tranne una malevola indifferenza che avvolge tutto, come un gas tossico che non lascia più niente di vivo.
Così come i suoi sogni Aleksandr perde anche se stesso.
Perde il suo "sentimento" che all'inizio del libro era forte, potente e a volte anche esagerato.
Ma se da un lato abbiamo il sentimento di Aleksandr dall'altro abbiamo la "ragione" dello zio Pjotr, uomo di sostanza che crede solo in quello che riesce a toccare, tanto meno crede all'amore che per lui è solo un'abitudine ed è proprio lui che porta il nipote a credere che i sogni, le speranze e l'amore siano qualcosa di futile, un qualcosa che si consuma, ma alla fine entrambi dovranno ricredersi.

Indubbiamente questo è uno di quei libri che offre molti spunti di riflessione.
E' facile rivedersi nell'Aleksandr del prima, il sognatore per eccellenza, e ancora di più in quello del dopo, l'illuso, mi è capitato così tante volte di illudermi in passato che ho perso il conto e forse per questo sono un po' diventata come il caro zio, sono proprio una via di mezzo fra i due: una sognatrice a metà, ma starò qui a parlar di me...
L'unica cosa (e la più grande) che ho 'odiato' di questo libro è lo stile dell'autore che è indubbiamente russo, non troppo descrittivo come Tolstoj ma che ho trovato parecchio ridondante e, sì, un po' noioso in alcuni punti, ma non vi nascondo che in alcuni punti mi son fatta alcune risate, soprattutto quanto Aleksandr nei suoi accessi d'affetto corre ad abbracciare lo zio e lui lo blocca sul nascere.
Ho immaginato questa scena...


E con questa mia 'fantastica' uscita la mia recensione finisce qui.
Ringrazio ancora la Fazi per avermi permesso di leggere questo libro che, ahimè, ho fatto davvero tanto fatica a finire!

Voi cosa ne pensate?
Aspetto i vostri pareri, come sempre!





6 commenti:

  1. Ciao Grazia, ho iniziato anch'io la lettura di questo romanzo e spero vivamente di riuscire a leggerlo in toto. Sentimento e ragione ancora una volta sono a confronto :)

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    1. E questo confronto è stato proprio il fulcro di questo libro e che mi ha 'dato la forza' di continuare! :)

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  2. Un po' mi dava l'idea di pesantezza, anche se la curiosità rimane. :)

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    1. In alcuni punti ho detto "No non ce la faccio, lo mollo!", ma la curiosità era tanta, soprattutto vedere l'evoluzione del personaggio principale.

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  3. Buondì Grazia ti ho taggata qui http://ilregnodeilibri.blogspot.it/2016/06/book-tag-02-la-vita-segreta-di-una.html ^_^

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  4. Grazie ad entrambe lo farò prestissimo ;)

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