lunedì 8 gennaio 2024

Recensione Il sogno della macchina da cucire di Bianca Pitzorno

Siamo davvero al 2024? Davvero?
Il 2020 non è stato tipo ieri? Siamo sicuri?
SONO GIÀ PASSATI QUATTRO ANNI E IO NON ME NE SONO ACCORTA??
No, okay. Me ne sono accorta e anche troppo.

Ma comunque.
Ecco qui la prima recensione dell'anno! Scegliere il primo libro è stata una faticaccia perché sono convinta che dal primo libro letto dipenda l'intero anno. Strana? Forse, ma alla fine di questi 12 mesi vedrò com'è andata.
Quindi basta con inutili chiacchiere e via con la recensione.



Il sogno della macchina da cucire
di Bianca Pitzorno

Editore: Bompiani
Pagine: 242
Prezzo: 13,00C'è stato un tempo in cui non esistevano le boutique di prêt-à-porter e le grandi catene di moda a basso prezzo, e ogni famiglia che ne avesse la possibilità faceva cucire abiti e biancheria da una sarta: a lei era spesso dedicata una stanza della casa, nella quale si prendevano misure e si imbastivano orli ma soprattutto – nel silenzio del cucito – si sussurravano segreti e speranze. La voce narrante di questo romanzo è una sartina a giornata nata a fine Ottocento, una ragazza di umili origini che impara da sola a leggere e ama le romanze di Puccini ma più di tutto sogna una macchina da cucire: prodigiosa invenzione capace di garantire l'autonomia economica, lucente simbolo di progresso e libertà. Cucendo, la sartina ascolta le storie delle tante persone che la circondano: la marchesina Ester, che va a cavallo e studia la meccanica e il greco antico; Miss Lily Rose, giornalista americana anticonformista; le sorelle Provera con i loro scandalosi tessuti parigini; Assuntina, la bimba selvatica... In una società rigidamente divisa per censo anche per la sartina giungerà il momento di trovare la sua strada nel mondo, con la sola forza dell'intelligenza e delle sue sapienti mani. Bianca Pitzorno, creatrice di personaggi indimenticabili ed esperta cucitrice in prima persona, dà vita in queste pagine a una storia antica percorsa da uno sguardo modernissimo. Narrare della sartina di allora significa parlare delle donne di oggi e dei grandi sogni che dovrebbero diventare invece diritti: alla libertà, al lavoro, alla felicità.


Bene, come vi dicevo la prima lettura dell'anno influisce su tutto il resto quindi cercavo qualcosa di tranquillo, bello e che non sarebbe stata una fregatura. Mi sono lasciata conquistare dalla copertina così carina, dalla trama delicata e dai pareri più che positivi e mi sono buttata su questo libro di Bianca Pitzorno, autrice che conosco più per i suoi libri  per bambini, convinta che sarebbe stata la lettura perfetta. Tranquilla.
SONO STATA ILLUSA.

Non fraintendetemi Il sogno della macchina da cucire è un bel libro, mi ha in un certo senso rapita all'interno delle sue vicende, ma tranquillo?
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH NO.
Neanche per sogno.
La vita di questa povera sartina è stata contornata da una sequela di piccole tragedie e piccoli scossoni tali da farmi vedere il dramma dietro a ogni angolo.
Pagina dopo pagina sono stata risucchiata dalla narrazione, la protagonista mi ha portato con sé all'interno della sua vita fatta di piccole cose, alcune potrebbero parlare di miseria, ma di infinita dignità e amore per il proprio lavoro e rispetto per chiunque le sia stata accanto. La sua è una vita semplice, fatta di duro lavoro e qualche piccolo sfizio, come l'Opera lirica, ma soprattutto riesce ad avere uno sguardo acuto su cosa la circonda sulle vite che incontra: piccoli scandali tra classi sociali più agiate, tempeste d'amore e anche qualcosa di più. 
Mi sono arrabbiata con lei.
Ho avuto paura.
Con lei mi sono stupita per le piccole gioie che la vita può offrire e che spesso dimentichiamo perché siamo troppo impegnati in una spasmodica ricerca di qualcosa di più grande.

Volevo passeggiare sulla spiaggia contemplando l'orizzonte, come avevo visto in un quadro, raccogliendo le conchiglie e sognando mentre i voli dei gabbiani rigavano in cielo. Sognando cosa? Chi? Sognare era molto pericoloso, lo sapevo, non me lo potevo permettere.

Il sogno della macchina da cucire si è rivelata una storia delicata e la penna di Bianca Pitzorno capace di narrare storie di vita comune in maniera straordinaria.
L'unico punto debole per me?
Mi aspettavo dei personaggi più indimenticabili, capaci di restare nel mio cuore per le loro particolarità e invece nulla. Riconosco che alcuni di loro siano all'avanguardia, moderni, ma sono sembrati sfuggenti, poco incisivi. Finito il libro, non ne è rimasto più niente.
Sicuramente la storia è stata più forte dei personaggi.

VOTO FINALE
⭐⭐⭐⭐su cinque

Vi ho un po' incuriosito??




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