martedì 9 maggio 2023

Recensione Nannina di Stefania Spanò

NUOVA RECENSIONE!
Questa volta sarà positiva o negativa?

Let's go!

Un grazie alla Casa editrice per la copia del libro.




Nannina
di Stefania Spanò

Editore: Garzanti
Pagine: 224
Prezzo: 16,80
Secondigliano. Stephanie ha dieci anni e ogni volta che torna a casa si lamenta con la madre perché i suoi cugini giocano all'aperto e lei no. Il motivo è semplice: loro possono perché sono maschi, lei invece è una femmina. Dopo la scuola, si mette a leggere sul balcone, il solo spazio esterno in cui le è concesso di stare. Stephanie studia e studia perché sa che le parole sono la sua unica difesa contro il mondo. Gliel'ha detto la nonna nei pomeriggi passati a casa sua, due piani sotto nello stesso caseggiato: «Per le femmine tutte le cose sono più difficili. Devi imparare a difenderti. Tu devi sempre tenere il coraggio di parlare, Stephanie». E se lo dice lei deve essere così. Del resto sua nonna è Nannina de Gennaro, detta Nannina la Cuntastroppole, la cantastorie. Per alcuni è solo una vecchia pazza; per altri è colei che, grazie ai suoi cunti, i racconti recitati nei cortili, ha dato un'identità e una dignità alle madri di famiglia sfiancate dalla miseria e dalla protervia degli uomini. Con le sue storie, Nannina ha donato un volto a chi non l'aveva, ha riscattato i più deboli, ha fatto ridere e piangere. Ma adesso spetta a Stephanie riprendere la sua voce, cercare nei cunti un riscatto, il proprio riscatto, quello di una ragazza che ha un sogno: studiare e scoprire la libertà. Stefania Spanò ci porta nel cuore di una realtà in cui tra i vicoli, i cortili e le piazze si può ancora udire l'eco delle tradizioni. L'eco di un passato che non è mai passato davvero. L'eco di una lingua che è musica. L'eco di gesti e movenze che fanno di ogni luogo un teatro a cielo aperto. Due protagoniste, due generazioni, due diverse Secondigliano che si incontrano e si scontrano. Un'unica cosa non cambia mai: l'importanza delle parole e delle storie. Oggi come allora.

Ci sono libri capaci di portare in luoghi che non si conoscono, camminare tra le vie di quartieri ignoti e sentirsi parte di qualcosa di nuovo incontrando chi li abita come se si conoscessero da sempre; mi è successo con Nannina.
Quella di Stefania Spanò è un inno all'amore per Secondigliano, per le sue luci e le sue ombre che lo caratterizzano e lo rendono quel che è: un quartiere che vive e pulsa come un cuore che batte. Per narrarci la sua storia intreccia due vite quella di Nannina e di Stephanie, una nonna e una nipote divise da anni e da esperienze diverse, però quello che le accomuna è il modo in cui guardano il mondo e soprattutto il modo in cui lo raccontano perché Nannina è una canta storie o meglio una Cuntastroppole, dalla sua bocca escono "cunti" che intrisi del folklore tipico del sud, usa le parole per mettere in guardia, narrare dei morti e in un certo senso essere libera ed è quello che in modo alquanto singolare vuole tramandare a sua nipote perché sa che il mondo per una femminuccia può essere complicato, non importa l'anno in cui si vive, lo è sempre.

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Ed è così che pagina dopo pagina si conoscono Nannina, una donna che potrebbe essere definita eccentrica e piena di vita, e Stephanie, una ragazzina che non sa bene cosa fare della sua vita, si sente prigioniera della sua stessa casa e in fondo vorrebbe solo conoscere il mondo oltre Secondigliano, oltre quello schema che sembra la vita di ogni ragazza in quelle vie, per fuggire da lì usa i libri e le storie di sua nonna e con il tempo capirà che potrà usare anche le proprie.

Nannina è una storia, anzi ne sono tante.
Il libro ruota tra passato e presente, tra Nannina e Stephanie e ogni capitolo sembra essere un cunto, un racconto intessuto della stessa sostanza di quelli narrati dalla donna e qui il mio nasino si è storto. Chi mi segue da anni sa bene che i racconti non sono lo stile narrativo che più mi aggrada: mi lasciano sempre insoddisfatta anche se questi siano scritti bene o narrino qualcosa di bello e questo ne è l'esempio, nel leggerlo ho sentito delle mancanze, a fine lettura mi sono chiesta: è tutto qui?
Mi è mancato leggere alcune cose riguardanti la via di Nannina in manicomio, come sia effettivamente finita lì o altri fatti che mi avrebbero fatto apprezzare di più la lettura.
È tutto molto soggettivo, magari c'è a chi piace e a chi no questo tipo di prosa, ecco a me no.
Ciò non significa che Nannina sia un brutto libro: il suo personaggio ha la giusta dose di unicità e realtà, ma sì (lo ripeto): mi è mancato qualcosa. Non mi è arrivato del tutto.

VOTO FINALE
★★★ e mezzo su cinque

I racconti fanno per voi?

Alla prossima,


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