giovedì 22 settembre 2022

Recensione Vardø: dopo la tempesta di Kiran Millwood Hargrave

Emh...sono qui!
Scusate, ma settembre è stato un mese...un mese..un mese.
Vediamo se riesco a riprendere come si deve la pubblicazione qui sul blog, anche se le letture sono state "mehino"!
Passiamo ai lati positivi: l'autunno è letteralmente dietro l'angolo.
URLO DI GIOIA!

Passiamo alla recensione, che è meglio.




Vardø: dopo la tempesta
di Kiran Millwood Hargrave 

Editore: Neri Pozza
Pagine: 336
Prezzo: 18,00
1617, Norvegia nordorientale. In una funesta vigilia di Natale, il mare a Vardø si è improvvisamente sollevato e una folgore livida ha sferzato il cielo. Quando la tempesta si è acquietata in uno schiocco di dita, così com'era arrivata, le donne si sono raccolte a riva per scrutare l'orizzonte. Degli uomini usciti in barca non vi era, però, nessun segno. Quaranta pescatori, dispersi nelle gelide acque del Mare di Barents. Alla ventenne Maren Magnusdatter, che ha perso il padre e il fratello nella burrasca, e a tutte le donne di Vardø non resta dunque che un solo compito: mettere a tacere il dolore e cercare di sopravvivere. Quando l'inverno allenta la presa e le provviste di cibo sono quasi esaurite nelle dispense, le donne non si perdono d'animo: rimettono le barche in mare, riprendono la pesca, tagliano la legna, coltivano i campi, conciano le pelli. Spinte dalla necessità, scoprono che la loro unità può generare ciò che serve per continuare a vivere. L'equilibrio faticosamente conquistato è destinato, però, a dissolversi il giorno in cui a Vardø mette piede il sovrintendente Absalom Cornet, un fosco e ambiguo personaggio distintosi, in passato, per aver mandato al rogo diverse donne accusate di stregoneria. Absalom è accompagnato dalla giovane moglie norvegese, Ursa, inesperta della vita e terrorizzata dai modi sbrigativi e autoritari del marito. A Vardø, però, Ursa scorge qualcosa che non ha mai visto prima: donne indipendenti. Absalom, al contrario, vede solo una terra sventurata, abitata dal Maligno. Un luogo ai margini della civiltà, dove la popolazione barbara dei lapponi si mescola liberamente con i bianchi e dove una comunità di sole donne pretende di vivere secondo regole proprie.

Ogni tempesta lascia il segno, una volta passata nulla è più lo stesso. 
È quello che capita a Vardø, un luogo sperduto della Norvegia tra rocce e acqua.
Siamo nel 1617 è una tempesta rovina la già precaria vita delle donne che l'abitano: ogni uomo uscito per andare a pesca ha perso la vita e non riescono a capire se sia colpa del caso o l'inizio di qualcosa di infausto. Tra queste terre e in questi anni la superstizione ancora vive, nonostante la fede verso un solo dio sia sempre più imposta a discapito di quelle antiche credenze tipiche del luogo e soprattutto dei sami, la popolazione indigena.

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Da una parte le donne dell'isola che hanno imparato a cavarsela da sole, sopravvivendo aiutandosi a vicenda e dall'altra l'arrivo del nuovo sovrintendente che vede in questo atto di autonomia un qualcosa di simile alla ribellione, un abominio voluto da dei demoni e in fondo siamo nel '600 e la cosiddetta "caccia alle streghe" ha delle radici ben profonde: delle donne che sanno cavarsela da sole non sono normali, non sono ben accette.
Il male deve essere rimosso.
E così sull'isola di Vardø la paura si insinua nei cuori di ogni donna, il sospetto innalza muri e sgretola i legami che si erano creati, anche con la presenza dell'invidia che serpeggia crudele nell'animo e spazza via ogni cosa.
Tranne in Maren, una ragazza che sembra confondersi tra le altre donne, vittima anche lei della tempesta, ma in cuor suo ha un coraggio silente capace di venir fuori quando meno se lo aspetta.
All'inizio sembra quasi insignificante, alla ricerca di attenzioni altrui, ma via via che la storia prosegue il suo carattere prende forma e si plasma grazie alla presenza di un'anima affine alla sua, un'altra ragazza prigioniera delle imposizioni del suo tempo: Ursa, la neosposa del sovrintendente.
Ursa non ha radici a Vardø ed è difficile che queste possano nascere così in fretta in un terreno così duro, non sa come comportarsi, semplicemente non sa come sopravvivere e in suo soccorso arriva Maren.
Tra le due si crea fin da subito un legame fatto di reciproco aiuto e supporto, i loro sono due cuori che si incontrano grazie a un destino infausto e insieme dovranno affrontare una tempesta ben peggiore di quella creata dalla natura, ma nata dalla mano crudele dell'uomo.


Vardø: dopo la tempesta è un libro fatto di sofferenza, ma anche di determinazione. Spicca la forza delle donne e soprattutto l'autrice dà voce a fatti storici  e popolazioni indigene passate spesso in secondo piano, vi si sente la ricerca fatta però...
ECCOCI QUI.
Però, ho sentito la mancanza di spiegazioni su alcuni termini usati, ho dovuto cercare su internet per capire alcune cose e associare dei significati a determinate situazioni o ruoli, magari un glossario sarebbe stato utile.
E poi...bè, le prime parti del libro arrancano su loro stesse: sembra non accadere nulla, soprattutto i capitoli dedicati a Maren, solo l'ultima parte è davvero intensa e anche dolorosa, il resto mi è risultato quasi dimenticabile. Suona brutto, ma è così.
Ho avuto la tentazione di mollare, ma la storia pian piano ha ripreso il suo giusto posto, solo alla fine.

È un libro fatto di donne coraggiose, ma per colpa della Storia che le ha rimosse non conosceremo mai la loro vera esistenza.

VOTO FINALE
★★★ su cinque

Poteva andare meglio, direi!
Alla prossima,







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