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martedì 24 settembre 2019

|Recensione| I testamenti di Margaret Atwood

Ma eccomi qui!
E taaaadaaaan! Nuova recensione e in effetti cosa potreste mai trovare?
BELLA DOMANDA, DOVREI FORSE RIPORTARE IN AUGE I MIEI DELIRI...
Il libro di oggi è "il libro più atteso dell'anno" secondo la fascetta, questa volta non gli do tutti i torti perchè io l'aspettavo eccome!


I testamenti
di Margaret Atwood
Serie: Il racconto dell'ancella
Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 502
Prezzo: 18,00
«Il nostro tempo insieme sta per cominciare, mio lettore. Può darsi che vedrai queste pagine come un fragile scrigno da aprire con la massima cura. Può darsi che le strapperai o le brucerai: con le parole accade spesso». Hai fra le mani un'arma pericolosa, caricata con i segreti di tre donne di Gilead. Stanno rischiando la vita per te. Per tutti noi. Prima di entrare nel loro mondo, forse vorrai armarti anche di questi pensieri: «La conoscenza è potere». «La Storia non si ripete, ma fa rima con sé stessa».

Sono passati due anni dalla mia lettura de Il racconto dell'ancella e il ricordo di quelle pagine è ancora vivido nella mia mente; la rabbia, la frustrazione e la consapevolezza di non essere così tanto lontani dalla realtà me lo fanno ancora ricordare. È impossibile  non farlo.
No, quella è una lettura che non si dimentica, anzi ti scava dentro e si fa spazio nella testa, e quando ho sentito che la Atwood aveva in mente di pubblicare un sequel ho avuto due reazioni: gioia improvvisa e terrore. La prima è di facile intuizione, mentre la seconda è nata da una paura che sorge ogni qual volta un autore ha in mente di pubblicare un sequel a distanza di anni di un libro così di successo. 
"E se non è come il primo?", "E se è tutta una questione di marketing??", dato l'enorme e il ritrovato successo del libro soprattutto grazie alla serie tv, questi pensieri si son fatti strada nella mia testa, ma ho cercato di metterli da parte, di fidarmi dell'autrice e devo dire che ho riposto in buone mani la mia fiducia.
Fonte: The Guardian

I testamenti è una lettura che completa quello del Racconto dell'ancella.
Era necessario? Per alcuni versi no, riempie alcune piccole lacune del primo libro, ma non è un libro di cui si sente il bisogno. Fino all'annuncio della sua uscita non pensavo che alla Atwood sarebbe venuta l'idea di dare ancora voce alle sue protagoniste. 
È all'altezza del primo?  Difficile raggiungerlo, difficile raggiungere la spietatezza della sua storia, ma qui le voci sono altre, gli occhi che hanno vissuto la storia delle Ancelle sono in un certo senso privilegiati.

Se ne Il racconto dell'ancella avevamo il punto di vista di Offred, dell'Ancella che ha avuto il coraggio di raccontare a dei nastri tutto l'orrore che stava vivendo, in questo libro abbiamo (così come suggerisce il titolo) dei Testamenti, racconti di donne che hanno vissuto quel terribile periodo storico immaginato da Margaret in modo diverso. A parlare sono una Zia, una ragazzina di nome Agnes, cresciuta con la convinzione che tutto quello che stesse vivendo fosse giusto e un'altra ragazza, Daisy cresciuta al di fuori della Repubblica  di Gilead, nel mondo normale.

Tre donne, tre animi femminili del tutto diversi, ma in fondo legate dallo stesso destino.

Interessantissimo a mio parere quella che è la parte dedicata a Zia Lydia, la sua è una figura già presente nel libro libro come immagine di rigore e severità, lei è un personaggio che ha visto nascere questo periodo di terrore, si è vista togliere tutto ciò a cui teneva, si è vista togliere la vita stessa e ha iniziato a far parte dell'orribile Repubblica di Gilead.
Grazie al suo scritto riusciamo a capire come tutto questo sia iniziato e come si sia evoluto, si comprende meglio il ruolo delle Zie, coloro che guidano le donne verso una nuova epoca di sottomissione. Più leggevo e più capivo i meccanismi di questo folle folle folle governo basato sul patriarcato e più mi arrabbiavo vedendo che ancora una volta non è lontano dalla realtà.
Se nel primo libro la Atwood è riuscita in un certo senso ad anticipare i tempi, con questo secondo libro ha calcato la mano su temi (ahimè) attualissimi. Per alcuni può essere del puro fan service, ma è indubbio che aiuta ad aprire gli occhi su quello che stiamo vivendo e la figura di Zia Lydia è utilissima per far questo. Il suo è un personaggio è quello più articolato, si fa fatica a comprenderlo per buona parte della lettura, ma alla fine si rivela nella sua complessità.
Gli altri due invece sono racconti di ragazze che si sono viste strappare l'innocenza e la normalità dalle mani, quello di Agnes è sicuramente quello che fa più male: vedere come una ragazzina sia completamente soggiogata dalle assurde credenze che le sono state imposte è atroce. Credere di essere una tentazione continua per l'uomo, credere di poterlo provocare solo mostrando un misero pezzo di pelle o solo dei capelli sciolti. 
Terribile, ma è terribile che questo si pensi pure nel nostro mondo.
Ma in fondo si sa l'uomo è una bestia fatta di soli istinti e pasta una caviglia scoperta per farlo Mi impazzire, no?
MA QUANTO MI ARRABBIO!
Poi abbiamo Daisy...ecco, il suo ruolo l'ho trovato marginale rispetto agli altri due, il suo racconto serve solo a chiudere il cerchio, ma nulla più. Poteva essere risparmiato.

Mi sono dilungata troppo?
Forse sì (sorry).
E non vi ho detto che anche in questo libro lo stile di Margaret Atwood rimane tagliente, capace di  far riflettere durante la lettura e di portare chi legge a non volerne fare a meno, nonostante faccia male, nonostante sia un pugno allo stomaco.

Se dovessi dare un voto rispetto a quello de Il racconto dell'ancella sarebbe un...

VOTO FINALE
★★★★  su cinque

Non raggiunge il precedente lavoro dell'autrice, ma se volete saperne un po' di più leggetelo.
Se lo avete già letto vi aspetto qui giù, ma anche se non l'avete ancora letto. LOL



3 commenti:

  1. Lo leggerò sicuramente! Proprio oggi inizierò Il racconto dell'ancella, che ancora non avevo letto 🤗🤗

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  2. A mio parere il racconto dell'ancella non ha paragone rispetto al suo sequel. Nel primo romanzo su Gilead la Atwood ci dà uno spaccato di crudeltà lancinante, raccontato da una donna che ha vissuto il cambiamento: da donna libera a essere un oggetto, un animale domestico al quale viene detto cosa fare ed a cui è permesso solo ubbidire. Questa visione e questa inquietudine che mi ha provocato il primo romanzo di Margaret atwood non l'ho ritrovato nei Testamenti. Sicuramente fremevo dalla voglia di continuare la lettura, di sapere come fosse finita e sono contenta di essere stata assecondata in questo desiderio; tuttavia,la grande speranza che aleggia in questo ultimo libro, non l'ho trovata così avvicente come l'inquietudine del suo primo racconto distopico.

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