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giovedì 30 novembre 2023

Recensione Weyward di Emilia Hart

Ultima recensione del mesi di novembre.
Manca solo un mese al 2024, che ansia. che panico, che paura!

Comunque.

Da un po' leggo solo libri capaci di smuovermi qualcosa dentro o meglio di smuoverla ancora di più.
Leggete e capirete.




Weyward
di Emilia Hart

Editore: Fazi
Pagine: 404
Prezzo: 20,00
2019. Con il favore del buio della sera, la trentenne Kate fugge da Londra alla volta del Weyward Cottage, una vecchia casa di campagna ereditata da una prozia che ricorda appena. Avvolta da un giardino incolto su cui torreggia un acero secolare, la dimora la proteggerà da un uomo pericoloso. Presto, però, Kate inizierà a capire che le sue mura custodiscono un segreto molto antico.
1942. Mentre la guerra infuria, la sedicenne Violet è ostaggio della grande e lugubre tenuta di famiglia. Vorrebbe soltanto arrampicarsi sugli alberi e poter studiare come suo fratello, ma da lei ci si aspetta tutt’altro. Un pensiero inquietante, poi, la tormenta: molti anni fa, poco dopo la sua nascita, la madre è scomparsa in circostanze mai chiarite. L’unica traccia di sé che ha lasciato è un medaglione con incisa la lettera W.
1619. La solitaria Altha, cresciuta da una madre che le ha trasmesso il suo amore per il mondo naturale, viene accusata di stregoneria; rinchiusa nelle segrete di un castello, presto sarà processata. Un contadino del villaggio è morto dopo essere stato attaccato dalla propria mandria, e la comunità locale, coesa, ha puntato il dito contro di lei: una donna insolita. E le donne insolite fanno paura.
Ma le Weyward appartengono alla natura. E non possono essere addomesticate. Intrecciando con maestria tre storie che attraversano cinque secoli, Emilia Hart ha dato vita a un potente romanzo sulla resilienza femminile e sulla forza salvifica della solidarietà tra donne in un mondo dominato dagli uomini.

Un libro e tre donne con tre diverse storie da raccontare in tre anni che coprono ben cinque secoli.
1619 e Altha
1942 e Violet
2019  e Kate.
Un susseguirsi tra passato e (relativo) presente, in un intreccio dal sapore amaro e vi chiederete il perché. Be'...quando in così tanti anni alcune cose non sembrano cambiare è inevitabile provare un certo bruciore allo stomaco.
In Weyward Emila Hart ci lascia esplorare le vite di tre diverse donne unite da un filo antico e indissolubile, un qualcosa di potente e profondamente legate alla natura e che vi lascerò scoprire se deciderete di leggere questo libro (vi consiglio di farlo), ma più di questo ci vuole mostrare come la vita delle donne nonostante i secoli viaggi su binari insicuri e tremolanti, spesso vittime di violenze e ingiustizie ed è da qui  che nasce la mia rabbia, il mio risentimento: non cambia nulla o meglio cambia poco e non tutti sono in grado di farlo.
Donne  viste come oggetti, mai abbastanza o forse solo inclini al maligno, altre ancora non adatte a fare qualsiasi cosa solo perché appartenenti al "sesso debole", altre ancora abusate, maltrattate con la sola colpa di essere per l'appunto donne.
Nient'altro.
Eppure in questo libro quell'"altro" diventa qualcosa di più forte, un piccolo seme, una volontà e un dono capaci di grandi cose.

Tutto inizia con Altha, la giovane donna processata per stregoneria, il suo sarà un dolore fatto di privazioni e solitudine, accusata solo perché sola, senza uomini che potessero proteggerla e considerata sempre quella diversa del villaggio. Lei sarà la prima prima donna Weyward che darà inizio a tutto, proprio da lei le sue discendenti prenderanno coscienza di quel che sono e del dono che scorre nelle loro vene.
Poi sarà il turno di Violet, altra giovane e ancora altro dolore, diverso, ma pur sempre martellante e intenso. Lei figlia di un nobile del '900 sa bene come si possa sentire chi vive in gabbia d'oro, una vita fatta di reclusione, regole, non conoscendo per nulla cosa accade nel mondo là fuori, ma poi accade che un po' di quel mondo le venga accanto con le sembianze di un cugino carismatico quanto infame e la sua esistenza crolla.
Tocca a poi a Kate. Oh, Kate! Il tuo racconto è quello che inizia subito in maniera tremenda, vittima di chi credevi di amare, imprigionata, ridotta a un mero gingillo da poter usare e sfoggiare. 

Tre storie diverse, come vi dicevo, unite da un dolore logorante, ma anche da così tanta forza. Così tanta da commuovermi. Le vite delle tre protagoniste mi sono entrate dentro in modo tale da colpirmi e lasciami un vuoto a lettura finita.

L'autrice è stata molto brava nel destreggiarsi tra queste tre linee temporali e ammetto che ne avevo un po' timore, spesso non mi convincono gli sbalzi temporali, ma qui sono ben gestiti in modo tale da creare una storia solida che si chiude come un cerchio.
Un libro che parla di dolore, disperazione, ma anche di doni legati alla natura selvaggia e indomita, capace di distruggere, ma anche di curare, di donare sollievo e scatenare tempeste.

Weyward è un libro potente, intenso e vero.

Purtroppo, direi anche. Purtroppo perchè giorno dopo giorno c'è chi vive i drammi vissute dalle tre protagoniste, non importa la provenienza, la classe sociale o il periodo storico e spero che ognuna di queste donne possa riuscire a riprendere in mano la propria vita e che quegli omuncoli che le hanno rese niente possano pentirsi. Dire altro sarebbe...troppo.

VOTO FINALE
★★★★★ su cinque

Cosa ne pensate?

Alla prossima,


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