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mercoledì 18 ottobre 2023

Recensione Le streghe di Manningtree di K.A. Blackmore

BuonSalve!
Se mi seguite su Instagram, sapete bene che per il mese di ottobre ho deciso di dedicarmi un po' di letture dedicate alla figura della strega Le streghe di Manningtree è stato il primo libro che mi ha accompagnata durante questo viaggio.

Un grazie alla Casa editrice per la copia digitale del libro.
Ah, lo trovate ovunque da ieri!




Le streghe di Manningtree
di K.A. Blackmore

Editore: Fazi
Pagine: 336
Prezzo: 18,50
Inghilterra, 1643. Il Parlamento combatte contro il re, la guerra civile infuria, il fervore puritano attanaglia il Paese e il terrore della dannazione brucia dietro ogni ombra. A Manningtree, una cittadina della contea dell’Essex privata dei suoi uomini fin dall’inizio della guerra, le donne sono abbandonate a se stesse; soprattutto alcune di loro, che vivono ai margini della comunità: le anziane, le povere, le non sposate, quelle dalla lingua affilata. In una casupola sulle colline abita la giovane Rebecca West, figlia della vedova Beldam West, «donnaccia, compagna di bevute, madre»; tra un espediente e l’altro Rebecca trascina faticosamente i suoi giorni, oscurati dallo spettro incombente della miseria e ravvivati soltanto dall’infatuazione per lo scrivano John Edes. Finché, a scombussolare una quotidianità scandita da malelingue e battibecchi, in città non arriva un uomo: Matthew Hopkins, il nuovo locandiere, che si mostra fin dal principio molto curioso. Il suo sguardo indagatore si concentra sulle donne più umili e disgraziate, alle quali comincia a porre strane domande. E quando un bambino viene colto da una misteriosa febbre e inizia a farneticare di congreghe e patti, le domande assumono un tono sempre più incalzante… Le streghe di Manningtree è la storia di una piccola comunità lacerata dalla lenta esplosione del sospetto, in cui il potere degli uomini è sempre più illimitato e la sicurezza delle donne sempre più minata.

Un tempo essere donne era pericoloso, spesso credo che lo sia pure adesso, ma prima lo era molto di più.
Essere indipendenti o sole non andava bene, avere una mente aperta, lesta e passioni particolari era considerato più che strano, quasi un abominio, qualcosa che aveva a che fare con il Maligno.
Se eri una donna e vivevi nel...oddio, vi è un periodo molto lungo da prendere in considerazione,
Umh, sì. Teniamo conto della data in cui è ambientato il libro.
Ecco.

Se eri una donna e vivevi nel 1643 dovevi stare attenta a quel che facevi altrimenti era molto semplice essere accusata di stregoneria, di avere un animo oscuro, di essere una serva del Diavolo stesso e altrettanto semplicemente finivi impiccata per porre fine alla tua misera vita da peccatrice.
Inutili i processi, le parole di difesa, alla fine la condanna era già decisa e in alcuni casi l'accusata confessava crimini che non aveva commesso pur di porre fine a tutto quello che era costretta a subire.
Nessun uomo faceva caso allo sguardo nei loro occhi o alla rabbia nei loro cuori, in fin dei conti quella che avevano davanti era il più delle volte una Donna che non riuscivano a domare e quindi inutile.

"Lo spirito di sopravvivenza, invece, questa sì che è una dote più interessante. E se siamo destinate a sopravvivere, sopravvivremo solo insieme".


Se proprio dobbiamo parlare di rabbia la mia è stata parecchia nel leggere questo libro e credo che potrebbe essere la stessa che potreste avere voi se sceglierete di leggerlo. Ne Le streghe di Manningtree non vi è perdono che tenga, nessuna giustizia che possa bastare per riscattare quello che delle donne hanno dovuto sulla loro pelle. Nulla.
Tutto inizia e finisce con Rebecca West, un'anima così giovane e acerba, ma da avere già conosciuto parecchio il dolore del mondo, lei che vive ai margini del suo villaggio, insieme a sua madre vedova, sole e povere. Il loro non è un rapporto che definirei idilliaco, anzi tutt'altro, la madre è spigolosa, dalla risposta pronta e spesso arcigna ed è lei che attira le prime attenzioni, forse perché troppo sicura di sè stessa, troppo pronta al litigio e alle maledizioni lanciate contro chi le dà fastidio, tanto da procurarle il soprannome di Maldame.
Presto una serie di avvenimenti e l'arrivo nel villaggio di un uomo distinto, colto e timoroso di Dio porta alla catastrofe: Rebecca, sua madre e altre donne vedove e con il marito lontano per via della guerra, vengono accusate di stregoneria, portate in un carcere e lasciate sopravvivere come relitti, rendendole meno di esseri umani perché non valgono altro.

"Quello sguardo è una risposta più che sufficiente, perché sa già quello che la maggior parte delle donne presto dovranno capire da sole: gli uomini non le salveranno."

Tutto sarà raccontato dalla voce di Rebecca, il suo sarà un racconto intenso, ma il suo personaggio non spicca, almeno non all'inizio, sembra quasi restare sullo sfondo, amalgamarsi con quello che le accade e lasciarsi trasportare dalla corrente o meglio da sua madre e questo la porterà alla sua fine...o no.
La scoperta del suo destino la lascio a voi, ma sappiate che la fine potrebbe sorprendervi!

Le streghe di Manningtree è un libro denso, carico di orrore e brutalità che percorre la storia, ma che l'autrice ha deciso di far propria, con personaggi non sempre piacevoli (ho fatto fatica anche a trovare dei punti di incontro con alcuni di loro), un velo di mistero che porta a chiedersi cosa sia vero o cosa no e alcune volte si arena in momenti un po' prolissi, ma che lascia con un profondo senso di rabbia e anche una triste consapevolezza: alcune piccolezze non sono mai cambiate.

VOTO FINALE
★★★ e mezzo su cinque

Cosa ve ne pare?
Alla prossima,



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