Eccomi qui, nell'ultimo giorno di Maggio con una nuova recensione!
Vi ricordate di Erin Stewart? Avevo amato Io sono Ava, chissà come sarà andata con questa storia!
Un grazie alla CE per la copia del libro.
di Erin Stewart
Editore: Garzanti
Pagine: 367
Prezzo: 16,00
Sono molto combattuta nello scrivere questa recensione.
Chi mi segue da un po' sa come i libri che trattino i temi della salute mentale mi siano cari e Il mio nome è Lily rientra proprio in questa categoria, non è semplice parlarne: sono delicati e spesso lo si fa in maniera fin troppo superficiale, quasi come se bastassero quattro frasi incoraggianti per poter uscire da determinate situazioni.
Magari fosse così semplice!
Vi è bisogno di terapia e (anche) di farmaci, non di discorsi retorici su essere "guerrieri" e "forti" e questo è un punto a favore che voglio dare a questo libro, perché non si perde in inutili "bla bla bla", non si lascia cadere nel banale e in fin dei conti alla fine resta un messaggio valido...nonostante tutto. Ovvio.
Perché "nonostante tutto"?
Purtroppo ho faticato a comprendere le scelte della protagonista anche se ho compreso le sue fragilità. Lily è un'adolescente con una vita che definirei complicata: per lei esiste un "prima" o un "dopo" la Sera del Pavimento del Bagno, quella che ha cambiato tutto, in fondo vedere la propria sorella maggiore Alice che tenta il suicidio sconvolgerebbe chiunque e il mondo le cade sulle spalle.
Lei è la ragazza perfetta, bei voti a scuola, nulla che suo padre debba preoccuparsi (cosa che lui le fa noare più e più volte), tranne il suo ingresso a Barkley, quello è il suo obiettivo, quello è il suo unico scopo e deve assolutamente ottenere una borsa di studio, il modo più rapido per ottenerla?
Un progetto che lega l'arte e la scrittura. Lei le parole sa usarle, prima della Sera del Pavimento del Bagno erano la sua valvola di sfogo, uno dei suoi punti fissi, ma dopo si è come aperto un muro tra loro e poi arriva il progetto che potrebbe cambiare la sua vita e arriva anche Micah, il suo compagno in questa avventura.
Micah con un tatuaggio con un punto e virgola sul polso, dei calzini dai colori sgargianti e un modo tutto suo di vedere la vita.
Micah che ha un vuoto dentro e la paura di non essere e sentire niente, di non vedere più luce in un mondo pieno di ombre.
MICAH È UN PERSONAGGIO DA PROTEGGERE.
Tra Lily e Micah nasce un rapporto non sempre semplice, lei non vuole essere vista con lui, non vuole che si venga a sapere che lei e "Micah il Matto" abbiano qualcosa in comune perché anche lei sente di avere dei mostri in testa che le dicono di non essere o fare abbastanza, di non essere veramente perfetta e poi Micah conosce sua sorella Alice e quello che ha passato
Cosa mai potrebbe pensare la gente se lo venisse a scoprire??? Eh?
E qui sono iniziati i miei problemi con Lily! Lei continua ad alzare un muro tra lei e la sorella, non vuole parlarle, con Micah cerca di fare lo stesso nonostante quest'ultimo cerchi di aiutarla in tutti i modi perchè sente che lei abbia qualcosa che non vada E POI QUANDO LE DICE CHE FORSE DOVREBBE ANDARE IN TERAPIA RISPONDE DI NO PERCHÈ POI AVREBBE ADOSSO UN'ETICHETTA.
MA CARA LILY, NON FAI ALTRO CHE METTERE ETICHETTE TU STESSA!
Hai paura del giudizio della gente continuamente!
E non credete che io non la capisca perché è evidente che il suo disagio sia abbastanza forte e che vedo molto spesso anche nella nostra cruda realtà (quante volte ci è toccato di leggere di giovani vite spezzate perchè non riescono a far fronte al peso che hanno sulle spalle?): ha una forte pressione addosso e la situazione di Alice non è semplice, ma più leggevo e più la trovavo contraddittoria.
Accusa sua sorella di non volerle parlare, ma lei stessa non parla con chi le sta accanto e poi in un certo senso se ne vergogna pure, alcune volte l'ho trovata poco empatica e forse questo ha fatto nascere questo sentimento anche nei suoi confronti.
Ho fatto davvero fatica a trovare un punto di incontro con le sue scelte...
...scelte che poi l'hanno portata a dover fare i conti con le sue debolezze.
In fin dei conti è arrivata con le spalle al muro (o forse dovrei dire a picco su una scogliera?).
In Il mio nome è Lily vengono trattati diverse situazioni che riguardano la salute mentale come la depressione di Micah, il bipolarismo di Alice in modo che trovo giusto e i tabù che questi portano, andare dallo psicologo e/o assumere dei farmaci ti rende uno psicopatico pericoloso, no? Non giriamoci intorno c'è chi pensa esattamente questo!
Ecco, qui questo si infrange ed è questo che mi porta non bocciare questa storia nonostante Lily.
Perché c'è Micah e il suo vedere la depressione semplicemente una parte di sè e poi non vi nascondo che avrei preferito un libro concentrato su Alice.
Ah, non ho parlato del padre di Lily e Alice ed è meglio che non ne parli: livello di comunicazione uguale a zero. Inesistente.
CHE RABBIA.
E AH (part.2), Non ho parlato neanche della guerriglia poetica che è anche un altro punto forte del romanzo, un modo per dare forza a parole e arte e far sì che ognuno possa dare voce ai propri pensieri, anche per questo si deve dire grazie a Micah.
Quello che sto per dire potrebbe essere brutto, bruttissimo, orribile, da persona insensibile, ma se non fosse stato per Lily sarebbe stato un gran bel libro, peccato.
Cosa ne pensate?
Alla prossima,
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