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venerdì 20 aprile 2018

|Premio Bancarella| Nostalgia del sangue di Dario Correnti |Recensione|

Bancarella Blogger a rapporto!
Oggi tocca a me parlarvi di uno dei sei finalisti del Premio Bancarella, curiosi?
Sto parlando di Nostalgia del sangue di Dario Correnti, ma attenti però questo è lo pseudonimo sotto al quale scrivono due autori...

E adesso recensione!


Nostalgia del sangue
di Dario Correnti
Editore: Giunti
Pagine: 544
Prezzo: 19,00
Link d'acquisto: Amazon
Certe mostruosità possono maturare solo in posti così: una provincia del nord Italia, dove soltanto pochi metri separano un gregge di pecore da un centro commerciale con sala slot e fitness, dove la gente abita in villette a schiera con giardino, tavernetta e vetrina con i ninnoli in cristallo, dove riservatezza è il nome che si attribuisce a un'omertà che non ha niente da invidiare a quella dei paesi dove comanda la mafia. Gli stessi luoghi che più di cento anni fa, infestati dalla miseria, dalla denutrizione e dalla pellagra, videro gli spaventosi delitti di Vincenzo Verzeni, il "vampiro di Bottanuco", il primo serial killer italiano, studiato da Lombroso con la minuzia farneticante che caratterizzava la scienza di fine Ottocento e aggiungeva orrore all'orrore. Il serial killer che sembra citare il modus operandi di quel primo assassino non è però un giovane campagnolo con avi "cretinosi", è una mente lucidissima, affilata, che uccide con rabbia ma poi quasi si diletta, si prende gioco degli inquirenti. A raccontare ai lettori le sue imprese e, a un certo punto, a tentare in prima persona di dargli la caccia, la coppia più bella mai creata dal noir italiano: Marco Besana, un giornalista di nera alle soglie del prepensionamento, disilluso, etico e amaro come molte classiche figure della narrativa d'azione, e una giovane stagista, la ventiseienne Ilaria Piatti, detta "Piattola". Goffa, malvestita, senza neppure un corteggiatore, priva di protezioni, traumatizzata da un dolore che l'ha segnata nell'infanzia e non potrà abbandonarla mai, eppure intelligentissima, intuitiva, veramente dotata per un mestiere in cui molti vanno avanti con tutt'altri mezzi, Ilaria è il personaggio del quale ogni lettrice e lettore si innamorerà. Un uomo anziano e una ragazza rappresentanti emblematici delle due categorie più deboli della società italiana di oggi, uniscono la loro fragilità e le loro impensabili risorse per raccogliere la sfida lanciata dal male.
Cosa succede quando un serial killer decide di ricalcare le orme non di un assassino qualsiasi, ma del primo serial killer italiano?
Questo è quello che viene narrato in queste pagine dove il passato e presente si intrecciano. Un passato che fa paura perchè intriso di orrori e misteri, ma anche il presente non sembra essere da meno,
Tutto inizia con l'assassinio di una giovane donna, un assassinio orribile che lascia il segno di una mente spietata e perversa. A seguirne le tracce insieme al lettore non sarà un poliziotto, un commissario o un qualunque membro delle forze dell'ordine, ma due giornalisti
Nelle indagini ci accompagneranno Marco Besana, un giornalista che ormai vede la fine della propria carriera dietro l'angolo e Ilaria Piatti, la Piattola, una giovane stagista spesso sottovalutata ma che si rivelerà essere molto utile durante le indagini, per i due sarà una continua caccia di informazioni per cercare di capire chi ci sia dietro gli omicidi che l'assassino continua a commettere.
Le loro indagini li porteranno ad avere a che fare non solo con gli scenari orribili degli assassinii, ma troveranno un muro di omertà, che al Nord prende il nome di riservatezza, nessuno parla, nessuno sa perchè una sola parola potrebbe intaccare la propria rispettabilità.

La riservatezza del Nord in fondo è l'equivalente dell'omertà del Sud. La chiamano solo con un altro nome.

Un romanzo che mi ha incuriosito per il fatto che abbia ripreso delle vicende storiche come quelle di Vincenzo Verzeni che mi erano sconosciute. Il mio cervello si è messo in moto per cercare di capire chi ci fosse dietro tutto questo e accompagnata dai due giornalisti ho fatto le mie supposizioni prendendo (ahimè!) dei grossi abbagli e i thriller/gialli che mi permettono di ragionarci su sono sempre quelli che più mi coinvolgono. Però, quello che in questo libro mi è mancato è un certo ritmo serrato che mi permettesse di non volere abbandonare la lettura, mancanza data dalla presenza di alcuni passaggi che scendono fin troppo nel dettaglio che mi hanno fatto un po' perdere l'attenzione dal caso.
Niente da dire, invece, sulla caratterizzazione dei personaggi: il duo Bensana-Piatti è davvero un'ottima coppia, i due sono molto affiatati e compongono un squadra perfettamente equilibrata, Besana è un tipo che all'apparenza può sembrare scorbutico, ma conosce alla perfezione il suo mestiere, mentre Piatti è la parte più fragile, più inesperta, ma non per questo meno entusiasta di iniziare al meglio la sua nuova carriera giornalistica. Inoltre il personaggio di Ilaria è quello che all'interno del libro ha una maggiore crescita personale e una maggiore presa di conoscenza delle proprie qualità non solo giornalistiche, ma anche investigative; il suo è un personaggio all'inizio un po' goffo e impacciato che mi ha davvero sorpreso!

Nostalgia del sangue è davvero un buon esordio per questi due scrittori che hanno deciso di firmarsi sotto un unico nome. Chissà cos'altro hanno in mente...

«Abituato è una parola grossa» risponde Besana, «ai serial killer non ci si abitua mai [...]»


VOTO FINALE
☆☆☆☆ su cinque

Lo avete letto? Se l'avete già fatto scrivetemi cosa ne avete pensato che sono tanto tanto curiosa!



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